sabato 12 gennaio 2019

Flessibilità reale e fittizia

Nello Yoga la flessibilità che si acquisisce con la pratica dovrebbe essere prima mentale e poi conseguentemente fisica. 
Spesso però avviene che per sciogliere il corpo " a tutti i costi" si creano schemi mentali che portano a vivere le asana come un' ossessione.
Il fatto di lottare col proprio corpo non solo non permette di osservare Ahiṃsā (prima di rispettare tutti gli esseri viventi, la non violenza dovrebbe essere applicata verso se stessi) ma in alcuni casi rafforza il blocco sulla parte che si cerca di sciogliere, soprattutto a livello emozionale ed energetico.
Ogni rigidità o blocco presente sul piano fisico tende naturalmente a difendere la propria immobilità perché legata ad un fattore emozionale/psicologico che modella il corpo rispecchiando gli stessi blocchi presenti sul piano mentale ed emozionale. Quindi di base il corpo vuole tenersi stretto quel particolare atteggiamento posturale perché altro non è che un riflesso più profondo di noi stessi. Se andiamo ad agire con troppa forza, quasi a violentare quella parte bloccata può succedere che, come un nodo che si tenta di sciogliere tirando le due estremità della corda, si consolidi ancora di più. E spesso la sensazione di flessibilità acquisita non è propria della parte in questione. Il corpo naturalmente tende a ipersciogliere le zone attorno al blocco pur di non iniziare un lavoro profondo di trasformazione che dovrebbe farci uscire dalla nostra zona di confort, andando a modificare in profondità alcune nostre caratteristiche quali paure, abitudini e schemi mentali consolidati. 
Qui nasce una flessibilità fittizia che sopratutto nell'Ashtanga a volte crea la sensazione di essere sciolti quando invece il corpo è semplicemente riuscito a bypassare le rigidità con una dinamica posturale di compensazione. Per appurare ciò basta uscire dai binari delle serie dell'Ashtanga Yoga e provare a fare per esempio qualche movimento spinale. Facendo ciò ci accorgiamo della nostra reale capacità di muovere il corpo senza schemi.
Se invece di provare a sradicare il blocco,  abbandoniamo la battaglia contro di esso accettandolo, rimanendo in ascolto nel qui e ora (un po' come si fa nella meditazione Vipassana), riusciremo ad attraversarlo vivendo le emozioni necessarie a far si che si sciolga dal profondo alla superficie. Così facendo staremo camminando sul sentiero della nostra vera evoluzione, non solo come praticanti ma come essere viventi. Sciogliere il corpo può non essere la diretta conseguenza di un cammino spirituale.
Questo è uno dei motivi del perché praticare le serie avanzate non ci rende in automatico esseri illuminati o più semplicemente persone migliori. Possiamo evolvere a livello fisico non evolvendo minimamente a livello emozionale e spirituale se non decidiamo di osservare e attraversare i nostri "demoni" nascosti in angoli bui di noi stessi. Si, perché vivendo su un piano duale, siamo fatti sia di luce che di ombra. E a nessun insegnante o praticante è richiesto di annullare il proprio lato oscuro. L'equilibrio, come nel Tao, si raggiunge bilanciando le due energie, non cercando di annullarne una. Anche perché quasi sempre, nel tentativo di farlo, si creano strati e strati di sovrastrutture che ci danno solo l'illusione di essere arrivati ad un grado di evoluzione che ci consente di essere pura luce, ma in realtà stiamo solo nascondendo a noi stessi quella parte.
   L 'Ashtanga Yoga funziona come una lente di ingrandimento. Ci fa vedere più chiaramente chi siamo realmente. E se non siamo pronti ad accogliere e accettare ciò che porta in superficie o scappiamo dalla pratica oppure cominciamo ad usarla per alimentare la nostra tendenza all'egoismo. Ma la vera spiritualità sta nel riuscire ad essere empatici con qualsiasi cosa ci stia intorno cercando di percepire che tutto provenga dalla stessa Energia e Fonte.
Se invece più passa il tempo più siamo concentrati su noi stessi e sulla nostra pratica stiamo solo alimentando l'idea di individualità, che è l'esatto opposto della spiritualità.
Qualsiasi cammino che crei divisione, tirando su muri di distinzione ed etichette di classificazione o porti la nostra attenzione solo su noi stessi, rischia di allontanarci dalla nostra reale evoluzione. 
Quindi l'Ashtanga Yoga può veramente aiutarci ad evolvere sul nostro cammino ma può anche aumentare il nostro lato oscuro. E la chiave non sta nel riuscire ad eliminarlo ma a bilanciarlo con il nostro lato luminoso, trovando un equilibrio reale.


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