lunedì 29 gennaio 2018

Lo Yoga è "Unione"?

Mai come in questo periodo nel mondo dell'Ashtanga yoga si respira aria di divisione. Sui social è accesissimo il dibattito tra la visione "ufficiale" di Sharat e quella degli esclusi dalla lista seppur validissimi insegnanti e in qualche caso "Maestri" . Il primo continua ad andare per la sua strada e in sostanza ha dichiarato che tutti quelli che non sono d'accordo con la sua visione possono chiedere la revoca  delle loro certificazioni/autorizzazioni (qualora ancora presenti).
Premetto che non voglio in questo articolo prendere le parti di nessuno, ma semplicemente esporre delle riflessioni.
Penso che il punto non sia chi abbia ragione ma cosa tutto questo fermento abbia messo in luce...
Se partiamo dal presupposto che lo Yoga sia Unione, tutti i comportamenti che tendono a criticare o addirittura quasi in modo sarcastico sbeffeggiare l'altra parte, aumentando la distanza tra le persone, denotano solo una mancanza di spirito yogico.
Non è importante fare la quarta serie o essere certificato o autorizzato da Sharat o da qualsiasi altra autorità per diventare automaticamente un Maestro di Yoga. Ci vuole passione, dedizione, amore per l'insegnamento (e non solo per la pratica), empatia, umiltà e pazienza. Mi fanno sorridere le liti, le gelosie o le antipatie tra insegnanti perché sono l'antitesi dello Yoga...
 Non è anche scontato che essendo il figlio o nipote di un Guru di conseguenza si abbia nelle vene una saggezza innata. Si deve comunque fare un percorso di Umiltà e comprensione...
Ciò che ci rende saggi o illuminati non sono le parole che scriviamo o pronunciamo in conferenze o articoli, quanti "followers" abbiamo o quanti like può vantare una nostra foto o un nostro video. Ciò che conta veramente sono i nostri comportamenti di fronte a un qualcosa che ci tocca da vicino e che va a minacciare la nostra calma apparente. Quindi indipendentemente da titoli, discendenze, esperienza o anzianità, se con le parole scritte o pronunciate, con i nostri comportamenti e atteggiamenti andiamo a creare distanze, a non capire che uno dei principi più alti è quello che tutto è Uno, non si sta camminando sul sentiero dello Yoga. Se non si riesce a percepire che in realtà se un'altra persona sta soffrendo, in parte quel dolore è anche nostro, e viceversa se è felice ci sta donando parte di quella sensazione, non si potrà mai percepire tutto l'amore che ci rende esseri divini. Divini perché anche se confinati e divisi in un corpo abbiamo la capacità di riconnetterci a quell'energia primordiale che solo la mente non percepisce.
Ciò che funziona nell' Ashtanga è il Metodo, perché non contaminato da nessuna vibrazione di invidia, fama di successo, ossessioni varie ma colmo di quell'energia fatta di sudore, devozione, condivisione e amore che molti praticanti e insegnanti nutrono ogni giorno salendo sul tappetino. Quindi il mio personale ringraziamento va a tutti quegli insegnanti e allievi vicini e lontani che ogni giorno con amore, pazienza e devozione contribuiscono a rendere l'Ashtanga Yoga un percorso che avvicina  e non divide... a loro io mi inchino!

3 commenti:

  1. Ciao Riccardo.
    Ti ringrazio per aver composto questa tua azione attraverso la qualità delle parole che, si sente bene, derivano da un vissuto interiore connesso a quel divino a cui ti riferisci.
    E' bello sapere di avere colleghi omonimi di tale sensibilità!
    Ho letto negli scorsi giorni il tuo post su FB, ma preferisco commentare qui, direttamente alla fonte.
    In questi anni ho visto compiere, "persino" nel mondo dello yoga, delle scelte dettate prevalentemente da tutte le declinazioni possibili dell'ego.
    Ho poi letto anche qualche stralcio della vicenda relativa all'autorizzazione di Mark Robberds; ho letto delle cifre riguardo ai volumi e alle proporzioni del KPJAYI...poi mi sono fermato un attimo e assieme a un certo sforzo di equanimità credo di aver compreso che al di là dei "singoli partiti", comunque nel mondo dello yoga sono presenti tutti i pregi e tutti i difetti di questo tempo e di questo universo. Così come in me esiste la capacità di compiere meraviglie, ma anche malvagità.
    Più osservo questo, più si precisa in me quel sentimento di unione a cui ti riferisci. Voglio raccontarti questo fatto perché credo sia pertinente.
    Qualche mese fa una mia amica aveva un dilemma: dopo aver combattuto se stessa ed essersi finalmente arresa ad affrontare un percorso di studi più strutturato per diventare insegnante, dopo aver investito il tempo (suo, ma anche quello del suo compagno e di suo figlio), energie per viaggi e studi, si è trovata di fronte ad un'insegnante scarsamente incline all'empatia e in grado di assumere ripetuti comportamenti non yogici in sede di formazione. Era sul punto di sbottare, persino di mollare, quindi mi ha chiamato per un amichevole confronto. Le ho detto che, per quanto doloroso possa essere, gli insegnanti non sono dei modelli perfetti di vita, e addirittura possono mostrarci cosa e come non vogliamo essere, ma anche questo è un grande insegnamento. L'errore altrui è in me che lo osservo, ed è mia responsabilità gestirlo, compiere un'azione su me stesso che mi permetta di essere nuovamente equanime e connesso a quell'energia primordiale.
    Ringrazio quei maestri che mi insegnano anche chi non sono, cosa non voglio essere né fare, perché mi danno la possibilità di fare meglio.
    Anche a loro,
    e a te oggi sorridendo,
    io mi inchino.

    Riccardo

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  2. Ciao Riccardo,
    Fa piacere anche a me sapere che ci sono altri insegnanti che hanno lo stesso tipo di approccio.
    Dalle tue parole si capisce che hai una visione dello Yoga che esula dalla semplice pratica quotidiana sul tappetino.
    Finché rimaniamo su questo piano siamo "governati" dalla dualità che ci fa fare esperienza delle cose attraverso il loro opposto. Così, come ci insegna il Tao, anche dentro noi non è presente solo il bene. Tutti abbiamo un lato oscuro che non dobbiamo sopprimere ma cercare di equilibrare ed accettare. Ogni persona, facendoci da specchio, ci mostra questo nostro lato in ombra.Questo, se siamo pronti, ci fa evolvere perché ci da la possibilità di essere delle persone migliori.
    Per quanto riguarda la tua amica penso che ognuno abbia un percorso diverso e nessun insegnante dovrebbe porre ostacoli ad un disegno che magari ha delle sfumature che il nostro limitato sguardo non riesce a percepire.
    Solo il tempo e la facilità con cui l'Universo ci darà dei messaggi chiari, ci faranno capire se il sentiero che stiamo percorrendo sia nelle nostre corde.
    Spero presto di poter continuare questa piacevole chiacchierata di persona.
    Grazie e buona pratica/insegnamento

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