martedì 19 settembre 2017

Tristana e l'energia dei cinque elementi

Molto spesso negli aspetti teorici dell'Ashtanga Yoga si parla di "Tristana", ovvero l'unione di Asana, respiro e Drishti.
Pochissimi però la associano anche alla creazione dell'energia dei cinque elementi.
Quando pratichiamo, anche se non ce ne accorgiamo, con Mula Bandha (bandha radice) ci radichiamo a terra creando l'energia del primo elemento. Sudando produciamo acqua e di conseguenza l'energia del secondo. Andando a stimolare l'Agni, il fuoco digestivo, attiviamo l'energia del terzo elemento. Respirando in Ujjayi creiamo l'energia del quarto, l'aria ed infine attraverso la circolazione del prana creiamo il quinto elemento, l'etere.
Secondo l'Ayurveda ogni cosa nell'universo è composta da questi cinque elementi. Anche la nostra pratica quindi è influenzata e caratterizzata da essi.
Le posizioni in piedi per esempio avranno una predominanza dell'elemento terra che ci dovrebbe radicare e dare la stabilità necessaria per mantenerle.
L'elemento acqua ci aiuta a passare da un' asana all'altra con fluidità e senza avere una memoria muscolare rigida che non ci permette di essere malleabili. Infatti come l'acqua non ha una forma propria ma si adatta a quella di ciò che la contiene, così il nostro corpo dovrebbe poter passare da una postura all'altra senza rimanere ingabbiato nella precedente.
Ogni volta che ci sono asana molto dinamiche e faticose sarà il nostro fuoco interiore a sostenerci richiamando più prana e permettendoci di aumentare la nostra energia.
Tutti i salti e le arm balance, hanno l'elemento aria predominante anche se l'elemento terra è ben presente come solida base da cui"spiccare il volo". L 'elemento etere, sotto forma di prana, in ogni asana permea sempre più il nostro corpo permettendoci così di ricaricarci.
Ovviamente sarà il respiro e quindi l'elemento aria a diffonderlo sempre più. Per questo la respirazione diventa ancora più importante quando si è stanchi.
Se ne deduce che per avere una pratica fluida, bilanciata e armoniosa si dovranno padroneggiare tutti e cinque gli elementi.
Ma la pratica non ha solo delle conseguenze fisiche. Su un piano più sottile ogni elemento è associato ad un chakra. Muladhara alla terra, Svadhisthana all'acqua, Manipura al fuoco, Anahata all'aria ed infine Visuddha all'etere.
È interessante notare come l'Ajna e il Sahasrara non abbiano nessun elemento associato. Questo perché  i cinque elementi agiscono sul piano duale dove tutto si percepisce attraverso i sensi. Quando si riesce a trascendere tale piano si entra nella non dualità, riunendosi all'Assoluto. E proprio questi due chakra non appartengono ad un piano fisico duale.
Tornando alla pratica, come esiste un microcosmo dentro di noi dove si manifestano i  cinque elementi, esiste un macrocosmo dove essi si possono percepire all'esterno. Ogni elemento che costituisce quest' universo è composto da terra, acqua, fuoco, aria ed etere. Così mentre pratichiamo, oltre a usare la nostra energia, possiamo attingere da tutto quello che ci circonda. Per questo non tutti i luoghi ci risuonano allo stesso modo. Dal  momento che iniziamo i primi saluti al sole entriamo in risonanza con ogni cosa che è attorno a noi e ogni cosa ha un livello di prana diverso. Le montagne, i boschi, il mare e più in generale la natura hanno una quantità di prana quasi infinita rispetto alle città o a qualsiasi luogo soffocato da energie artificiali. Per questo motivo, quando pratichiamo in certi luoghi, ci sembra di avere più energia. Perché i 5 elementi "interni" si legano a quelli esterni creando un' unione che collega il microcosmo al macrocosmo. Così facendo la nostra energia non sarà solo quella legata al nostro corpo ma, per la durata della pratica, potremmo percepire l'energia dell'Uno.





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