domenica 2 luglio 2017

Asana, Sanscrito e vibrazioni

La complessità o la "profondità" di un' asana non è data dal grado di elasticità, controllo, forza o da qualsiasi altro fattore fisico possa essere indirettamente coinvolto nell' assumerla. Ciò che si vede all'esterno ha un' importanza marginale rispetto a quello che accade dentro di noi mentre pratichiamo.
Un' asana non deve essere per forza bella esteticamente. Attraverso quei precisi movimenti andiamo a creare, in principio, un effetto di guarigione nel corpo, che poi si evolverà su un piano energetico, emozionale e spirituale.
 In questo mondo tutto è vibrazione. Ogni cosa ha la sua frequenza. E nel Sanscrito questo assume un' importanza fondamentale. Infatti non è tanto importante il significato delle parole in sé ma la vibrazione che andiamo a creare quando le pronunciamo, o nel caso delle asana, quando le andiamo ad assumere.
Così ognuna di esse ha una differente vibrazione ed energia. Nella prima serie dell'Ashtanga Yoga, se analizziamo i nomi di tutte le posture che la compongono, ci accorgeremo che, fatta eccezione per le Marichyasana e Virabhadrasana, la maggior parte delle posture richiamano vibrazioni di oggetti inanimati e in misura minore di animali. Nella serie intermedia diminuiscono gli oggetti inanimati e aumentano gli animali e solo due asana hanno una vibrazione di Saggi (Bharadvajasana e Ardha Matsyendrasana). Dalla terza serie in poi, aumentano i Rishi (saggi) e cominciano a comparire le Divinità o loro manifestazioni.
Mentre pratichiamo andiamo a richiamare il tipo di energia dell' asana che stiamo assumendo. 
Facendo scorrere quel tipo di energia e vibrazione in noi, attraverso un respiro lungo e profondo, è come se diventassimo a tutti gli effetti l' asana stessa. Di conseguenza un triangolo avrà un' energia e una vibrazione molto più facile da controllare rispetto a Bhairavasana, ad esempio. Quindi è importante che asana avanzate siano assunte solo quando il nostro sistema energetico e nervoso sia pronto per ricevere e gestire quella particolare vibrazione ed energia. Altrimenti si rischia di sovraccaricarlo. Il risultato saranno infortuni, nervosismo, irritabilità e stanchezza eccessiva. L' andare avanti attraverso le serie dell'Ashtanga Yoga dovrebbe essere un percorso che porta con sé una sempre più profonda visione della pratica e del mondo che ci circonda. Il percepire energie sempre più sottili e sattviche ci dovrebbe far entrare in contatto con la parte più profonda di noi stessi. Ma questa pratica, se non si sta attenti, fa crescere un ego smisurato, solo per il fatto di essere in grado di fare salti e acrobazie varie, facendo diventare fondamentale il fattore estetico /fisico.
Ma non dimentichiamoci che l'essere sciolti, forti e atletici sono solo degli "effetti collaterali" e non il fine. Altrimenti si sta facendo ginnastica. Il ché non è una cosa negativa. L'importante però è chiamare le cose con i propri nomi...
 Per questo non ha alcun significato l'essere in grado di fare posture della seconda, terza o quarta serie se non si è in grado di rimanere all'interno del flusso del vinyasa, sia a livello respiratorio che energetico. Una pratica non è "avanzata" solo se si riesce a prendere posture al limite del contorsionismo. La differenza è data da ciò che percepiamo mentre pratichiamo. Ovviamente, quando si inizia una serie nuova, sarà normale un periodo di adattamento in cui il respiro sarà più affannoso, la nostra attenzione sarà riportata al corpo in quanto nuovi movimenti ci saranno insegnati, ci stancheremo più facilmente e avremo più difficoltà a mantenere la fluidità che magari avevamo acquisito nelle serie precedenti. Ma questo succede a tutti. Bisogna però avere la capacità di ascoltarsi. Il nostro corpo e il nostro respiro ci parlano in continuazione.
Come mi disse un giorno Anthony "Prem" Carlisi: L 'Ashtanga è come un bisturi. Se usato da mani sapienti può "salvare vite", ma se maneggiato senza conoscenza e consapevolezza può causare molti danni...

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